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Morto Bin Laden. I quotidiani in rianimazione

2 Maggio 2011 1 commento

Osama Bin Laden è morto. E neanche la stampa se la passa benissimo. Se in questa vicenda c’è una cosa più sicura della decapitazione di Al Qaeda, è il coma profondo del quotidiano di carta.

Chi ha dato la notizia della morte dell’uomo più ricercato del mondo? Il Washington Post o la Cnn? No, Twitter, quando Keith Urbahn, già capo dello staff del segretario della Difesa americana Don Rumsfeld, scrive sul suo profilo: “So I’m told by a reputable person they have killed Osama Bin Laden”.

Oggi, come ogni 2 maggio, i quotidiani non sono in edicola. Ma in pochi se ne sono accorti. Televisione, radio e web hanno abbondantemente coperto la morte di Bin Ladene e il discorso di Obama. Segno che – quanto a notizie spicce – la carta sta scivolando fuori dal podio. Secondo dati Ads (Accertamento diffusione stampa), in un anno i principali quotidiani italiani sono scesi in picchiata: Corriere della Sera -6,9%, La Repubblica -7%, La Stampa -6,8%. E i loro bilanci non stanno certo meglio. Internet invece sale. Secondo Nielsen, nel 2011 la raccolta pubblicitaria su internet supererà quella della carta stampata. Se i quotidiani perdono lettori, i siti d’informazione guadagnano utenti. Proliferano le testate che vivono solo online: Blitzquotidiano, Lettera43, Linkiesta, IlPost, Dagospia. Quest’ultimo – il più diffuso tra i citati – ha poco meno di 85mila utenti unici. Poco rispetto ai giganti di carta entrati nella rete: la Repubblica.it ha 1, 6 milioni di visitatori al giorno. Il corriere.it 1,3. La stampa quasi 360mila. E allora? Allora forse i quotidiani – e i loro bilanci – non sono ancora da requiem. Hanno un nome ancora spendibile, a patto che si rendano conto che internet non sarà, ma è. Con una convinzione: non bisogna (in)seguire il web, dal web è necessario distinguersi. Una rete può salvarti la vita, ma nella rete ci si può rimanere impigliati. La carta stampata è moribonda. Ma la sua morte – per ora – è un falso. Come la foto di Bin Laden.